Sguardi amici

martedì 28 ottobre 2014

Perdere per ritrovare


Una mattina, un contadino bussò energicamente all’uscio del convento e, quando il frate portinaio aprì, l’uomo gli porse un magnifico grappolo d’uva. “Caro frate portinaio, questa è l’uva più bella mai prodotta dal mio vigneto. E sono venuto qui per regalarvela”. “Grazie! La consegnerò immediatamente al guardiano, che sarà felice di questa offerta”. “No! Io l’ho portata per voi”. “Per me? Io non merito un dono della natura così bello”. “Ogni volta che ho bussato al portone, voi avete aperto. Quando ho avuto bisogno d’aiuto perché il raccolto era andato distrutto a causa della siccità, voi mi avete dato un pezzo di pane e un bicchiere di vino, tutti i giorni. Desidero che questo grappolo d’uva vi rechi un po’ dell’amore del sole, della bellezza della pioggia e del miracolo di Dio”. Il fratello portinaio posò il grappolo davanti a se e passò tutta la mattina ad ammirarlo: era veramente bello. Per questo, decise di consegnare il dono al guardiano, che lo aveva sempre incoraggiato con le sue sagge parole. Il guardiano fu assai contento di quel regalo, ma si ricordò che nel convento c’era un fratello malato, e pensò: “Gli darò questo grappolo d’uva. Chissà che non arrechi un po’ di gioia nella sua vita”. Ma quell’uva non rimase molto a lungo nella cella del frate ammalato perché questi si disse: “Il fratello cuoco si è preso cura di me, nutrendomi con i piatti migliori. Sono sicuro che quest’uva lo renderà molto felice”. Quando all’ora di pranzo, il frate cuoco si presentò con il pasto, gli consegnò il grappolo. “È per voi! Poiché vivete in contatto con i prodotti che la natura ci offre, saprete cosa farne di quest’opera di Dio”. Il frate cuoco rimase affascinato dalla bellezza del grappolo e fece notare al suo aiutante la perfezione degli acini. Erano talmente perfetti che nessuno avrebbe potuto apprezzarli meglio del frate sacrestano, il responsabile del Santissimo Sacramento, che molti nel convento consideravano un sant’uomo. Il fratello sacrestano, a sua volta, donò l’uva al novizio più giovane, di modo ché questi potesse comprendere che l’opera di Dio risiede anche nei minimi dettagli della Creazione. Quando il novizio la ricevette, il suo cuore si riempì della Gloria del Signore, perché non aveva mai avuto un grappolo così bello. Ma, nel medesimo istante, si ricordò della prima volta, che era venuto al monastero e di chi aveva aperto l’uscio. Era stato quel gesto che gli aveva consentito di trovarsi adesso in quella comunità di uomini che sapevano apprezzare i miracoli. Così poco prima del calare della sera, egli portò il grappolo d’uva al fratello portinaio. “Mangiate e rallegratevi” disse. “Perché voi passate la maggior parte del tempo qui da solo, e quest’uva vi farà molto bene. ” Il frate portinaio scoppio in un pianto di gioia e capì allora che quel regalo era veramente destinato a lui; assaporò ogni acino di quel grappolo e si addormentò felice.

2 commenti:

Maria D'Asaro ha detto...

Ciao Luigi: che bella storia!
Dovremmo immettere nel web - e soprattutto nelle relazioni sociali - storie di bontà e bellezza. Solo così potremo salvarci ...

Pia ha detto...

Ciao Luigi,
ho letto molto attentamente,
mi è piaciuto tantissimo!!!
Il dono va a chi merita davvero.
Grazie per avercelo raccontato.
Abbraccioni.

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